Soft skills in medicina, le qualità che fanno la differenza
Una traduzione non semplicissima. L’espressione “soft skills” potrebbe suonare in italiano come “abilità morbide”, ma non renderebbe l’idea del suo vero significato. Ovvero competenze non specifiche di una professione, che si riferiscono a caratteristiche della personalità, del linguaggio e degli atteggiamenti. Capacità di comunicazione e ascolto, rispetto, fiducia, sincerità, sensibilità emotiva.
Qualità apprezzate e ricercate in qualsiasi contesto lavorativo perché influenzano il modo di relazionarsi con gli altri e di far fronte alle diverse esigenze di chi ci sta di fronte.
Nel campo sanitario le soft skills sono state definite, con efficacissima sintesi, come ciò che separa un buon medico da un grande dottore.
Il fatto è che il medico non vive in una bolla separata dalla vita reale, si deve confrontare ogni giorno con i pazienti, con persone reali, e non può limitarsi a prendere decisioni basate soltanto sulla sua competenza. Deve capire quali sono le informazioni giuste e utili per il malato e quali non lo sono. Non si tratta solo di sensibilità ed empatia: questo approccio fa anche guadagnare al medico rispetto e autorità. In una parola leadership.
Reputazione on-line
Comunicare con efficacia, l’arte di farsi ascoltare, in sostanza essere autorevoli, si ricollega direttamente a un altro fattore importantissimo per i medici di oggi: la reputazione on-line.
Come sostiene il Dott. Kevin Pho, medico americano precursore di questo approccio e attualmente tra i massimi esperti di “web presence”, in un’era trasparente come la nostra, in cui sempre più pazienti utilizzano internet per identificare il medico di cui hanno bisogno o per cercare informazioni e pareri sul suo conto, essere visibili in rete e mostrarsi qualificati diventa cruciale per i professionisti della salute.
Il primo biglietto da visita presentato a potenziali pazienti è quello che compare sui motori di ricerca ed è per questo che la preparazione e la competenza nell’uso del web e dei social media possono rappresentare un significativo aiuto per l’attività professionale.
Per dirla con il Dott. Pho, la “digital reputation” è importante quanto la reputazione all’interno una comunità reale, perciò meglio averne una buona.
L’arte di saper ascoltare
La chiave di tutto risiede nel saper comunicare e ascoltare, intraprendere il cosiddetto “patient journey”, guardare le cose dalla prospettiva del paziente, coinvolgerlo attivamente nella cura di sé, sforzarsi di comprendere il suo vissuto. L’opportunità di essere ascoltati davvero trasmette un senso di responsabilità e consapevolezza verso il proprio percorso terapeutico. Senza contare che le percezioni del malato spesso “accendono” nel medico preziose intuizioni cliniche; quando sentiamo di poterci fidare del nostro specialista siamo più propensi a condividere ulteriori informazioni, e questo a sua volta può contribuire a una diagnosi più accurata.
Il patto medico-paziente
Di nuova comunicazione in medicina si è parlato recentemente a Roma, alla tavola rotonda “Il patto medico-paziente in onco-ematologia: la corretta informazione come valore e responsabilità”, organizzato da Salute Donna Onlus. Dall’incontro è emersa la necessità da parte dei malati di un’informazione trasparente e di un rapporto alla pari con il medico, ma si è anche evidenziato che il dialogo è spesso ostacolato dalla mancanza di tempo e di strumenti.
I quattro punti chiave individuati dalle associazioni dei pazienti e dai medici coinvolti nel progetto – lealtà, ascolto, fiducia, engagement – dovrebbero costituire i pilastri della cosiddetta alleanza terapeutica. Ma se il medico non possiede “naturalmente” queste competenze trasversali, cosa si può fare?
Comunicatori si diventa
Ormai gli strumenti digitali costituiscono un supporto imprescindibile per i professionisti della salute, sia per quanto riguarda l’aggiornamento professionale, sia per le nuove modalità di comunicazione e gestione del paziente. Praticamente tutti i medici utilizzano regolarmente per la loro attività PC, tablet e smartphone: social network, WhatsApp, expert tutorial, video, fanno ormai parte del loro armamentario clinico e terapeutico di ogni giorno.
Logico credere che il digital possa servire anche per coltivare e sviluppare queste “fantomatiche” soft skills. Attività interattive online, gaming, videopillole ed esercizi di feedback possono dunque essere utilissime per acquisire e mettere in pratica le migliori tecniche di comunicazione, senza dimenticare che anche l’aspetto del “public speaking”, spesso punto dolente dei medici, può trarre giovamento da un approccio più “smart” alla professione.
Un esempio di come skill professionali e comunicative possano portare ad ottimi risultati? La recente trovata di un gruppo di studenti di infermieristica che, in collaborazione con Nurse24.it hanno creato una parodia della vita quotidiana in corsia, sulle note della canzone vincitrice di Sanremo 2017.